Ludovico Bomben si muove entro le dimensioni enigmatiche del Sacro.

Egli opera innanzitutto con la luce meditata che indirizza il significato dello spazio simbolico a partire dalla percezione del rilievo bianco, e della leggerezza preziosa dei frammenti d’oro.

Le sue opere non si esauriscono nei contenuti fattuali o rappresentativi, nei raffinati bassorilievi minimali, ma si spingono al di là, nell’interazione con l’invisibile. Il permanere e l’evolversi di geometrie architettoniche lungo il fluire del tempo storico; il rispetto delle proporzioni auree di Fibonacci; i rari segni quantici capaci di misurare l’Oltre: tutto dialoga con un Assoluto mai abbastanza prossimo. Tutto evoca un silenzio, un orizzonte contenente perfettamente finito nelle zone rarefatte dell’infinito.                                                                                        Inediti strumenti di precisione, compassi a tre punte capaci di misurare le perturbazioni della microfisica, comportano la necessità dell'abbandono dello schema classico dell’analisi.  Le dimensioni fisiche di "energia per tempo" e di "quantità di moto per spazio" si azzerano, implicando una fede, l’inclusione dell’incanto dell’osservatore nel sistema complesso e puro dell’installazione d’arte. Il corian ammansito dal progetto, il peso inamovibile e nero del marmo, il vuoto e il volo: tutto è Natura /inumana/umana/sovrumana. Tutto è certo nel respiro del Presente.